Parlano mille lingue…

Colmano il vuoto lasciato dai siciliani nei lavori pesanti, rischiosi, sporchi, difficili.

Solcano il Canale di Sicilia fino al golfo della Sirte, oltre Malta, Pantelleria, Lampedusa, per gettare le reti. Si spaccano la schiena nella Piana di Catania, la Valle dell’Anapo, la Piana di Gela, raccolgono pomodori e patate, a 2 gradi o a 40.

Si infilano nei filari per la vendemmia, da Pachino alla Valle del Belìce.

Lavano pentole nei ristoranti dove noi “degustiamo”.

Riempiono i quartieri depauperati, i palazzi fatiscenti che abbiamo abbandonato, dalla Borgata di Siracusa all’Albergheria di Palermo, ai tufi di Mazara.

Parlano mille lingue fra loro ma solo una li accomuna: l’italiano.

Non ci hanno rubato nulla, hanno riempito vuoti fisici e culturali.

Hanno imbastito storie, matrimoni, mischiato razze e religioni. Non mi fanno paura.

Gli abbiamo regalato lavoro e miseria, sudore e calli nelle mani e nei piedi.

Almeno non rubiamogli la dignità. Rispettiamoli.

Solo così potremo pretendere il loro, di rispetto.

Pino Rosano

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